Giornata delle memoria
“Che si abbia il massimo della documentazione possibile perché arriverà un giorno in cui qualche idiota si alzerà e dirà che tutto questo non è mai successo”
Il generale Dwight D. Eisenhower quando arrivò con i propri uomini presso i campi di concentramento non ebbe il minimo indugio; laddove molti, probabilmente in buona fede, avrebbero cercato di restituire un’ultima forma di rispetto al cospetto dell’orripilante scempio dei corpi delle vittime dei lager e dei sopravvissuti condannati ad essere zombie eterni chiedendo riserbo, lui fece il contrario.
Ordinò, perentoriamente, che fosse scattato il maggior numero di fotografie alle fosse comuni dove giacevano ossa, abiti, corpi scomposti scheletrici ammassati come piramidi casuali. Fotografie per ogni gelida baracca che fungeva da dormitorio, fotografie al filo spinato, ai forni crematori, alle divise, ai cappellini, alle torri di controllo, alle armi, agli strumenti di tortura, sì, c’erano anche quelli.
Fotografie ai sopravvissuti così vicini alla morte da poterci interloquire e restituirla a chiunque li fissasse senza dover nemmeno aprire bocca. Senza parlare, senza parole.
Eisenhower pretese che fossero condotti presso i campi di concentramento tutti gli abitanti tedeschi delle vicine città per vedere la realtà dei fatti e che, suddetti civili, fossero costretti a sotterrare i corpi dei morti.
E poi spiegò: “Che si abbia il massimo della documentazione possibile – che siano registrazioni filmate, fotografie, testimonianze – perché arriverà un giorno in cui qualche idiota si alzerà e dirà che tutto questo non è mai successo”
Cronache Ribelli
8 h ·
SERVI DEL NAZISMO ANCHE DURANTE L’OLOCAUSTO. QUANDO I FASCISTI FACEVANO DA MANOVALANZA PER CATTURARE E DEPORTARE MIGLIAIA DI PERSONE VERSO MORTE CERTA
“Al momento della cattura la bambina Calò Emma, di anni 6, impaurita si aggrappò, piangente, alla veste della portiera, cercando aiuto e protezione. I coniugi Berna, commossi, pregarono il funzionario perché desistesse dal suo proposito, ma questi fu irremovibile.”
Così viene descritto in un verbale l’arresto della piccola Emma, che venne catturata con la mamma, i fratelli e i nonni in uno stabile romano il 14 marzo 1944.
Ad arrestarla non furono le terribili SS, ma semplici funzionari di polizia italiani, così come accadde a tanti altri negli anni della R.S.I.
La piccola Emma, così come sua madre, dopo essere stata trasferita a Fossoli, verrà condotta ad Auschwitz. Entrambe non faranno ritorno.
Il fascismo del ventennio promulgò le leggi razziali, con tutte le nefaste conseguenze del caso, mentre quello della Repubblica Sociale partecipò in maniera determinate all’Olocausto contribuendo a catturare, imprigionare e deportare parte degli ebrei presenti in Italia.
Nel 1943 nelle zone controllate dalla R.S.I vi erano circa 43.000 ebrei.
Di loro 8000 vennero condotti nei lager nazisti, appena 610 sopravvissero.
Se da un lato infatti numerosi italiani si adoperarono per nascondere e salvare renitenti alla leva, dissidenti politici ed ebrei, furono, purtroppo, migliaia i nostri connazionali che collaborarono attivamente alle deportazioni mettendosi al servizio della macchina di sterminio nazista.
Le ricerche dimostrano in maniera inequivocabile il ruolo avuto dai gruppi paramilitari fascisti. Dalla banda Kock alla Guardia nazionale repubblicana, dagli uomini della legione Muti alla milizia fascista, nessuno si tirò indietro in questa sporca pagina di storia.
Ai rastrellamenti e alle operazioni di imbarco verso i lager parteciparono anche le forze di polizia, carabinieri, guardia di finanza. Così come numerosi membri delle amministrazioni locali fornirono un supporto logistico e burocratico determinante. Chiaramente non mancarono nemmeno casi di singoli civili che denunciarono persone che si erano nascoste.
A sovrintendere alle operazioni, l’ispettorato della razza, creato da Giovanni Preziosi, delirante ideologo della purezza nostrana. Sotto la sua egida vennero stilati nuovi criteri per inasprire nella R.S.I la vecchia legislazione razzista.
E Mussolini?
Mussolini sapeva tutto. Già nei primi mesi del '43 era stato perfettamente informato da Ciano su quello che avveniva nei campi di sterminio tedeschi. In seguito appoggiò l’attività di Preziosi e del suo ispettorato senza alcuna remora.
Ancora oggi certa propaganda tende a minimizzare l’accaduto.
Ebbene, se non fossero stati catturati dai fascisti, molti uomini e donne non avrebbero finito le loro vite in un lager.
Cronache Ribelli
"Vi siete mai chiesti quanti
bambini
annuncio nacquero
Auschwitz
? Vi siete mai chiesti quante
donne
partorirono il frutto delle violenze subite all'interno dal
lager
?
Un numero preciso non siamo in grado di fornirlo, perché non fu tenuto conto nell'anagrafe del campo di questo dato proprio perché molti di loro vissero solo pochi minuti.
Grazie alla testimonianza di Stanisława Leszczyńska, furono circa 3000 i nati vivi a cui ella prestò personalmente assistenza. Di questi circa la metà fu soppressa immediatamente dopo il parto dal personale del campo, annegati in un barile. Un altro migliaio circa morirono di fame freddo e malattie.
Era una pratica diffusa bendare il seno alle
puerpere
proprio per impedire loro l '
allattamento
, in questo modo era possibile testare la resistenza dei bambini prima di morire di fame.
Un'altra pratica adottata ad Auschwitz (per esempio da
IrmaGrese
), era quella di legare le gambe alle donne durante il travaglio, per assistere alla loro sofferenza e alla morte lenta di mamma e bambino.
Alcuni più fortunati, grazie alle loro caratteristiche somatiche, furono destinati all'adozione di coppie tedesche aderenti al Progetto Lebensborn.
Di quelli che purtroppo rimasero al campo, solo una trentina riuscirono a sopravvivere, insieme alle madri fino a che non arrivarono le truppe alleate.
La registrazione delle nascite avvenne a partire dalla metà del 1943. Prima non era consentito a nessun neonato di sopravvivere ad Auschwitz. Da quella data in poi, sopravvissero solo i neonati destinati ai campi per le famiglie. In questo caso al nuovo nato è stato assegnato un numero, tatuato sulla pelle.
Una volta iniziata la liquidazione del campo, si cercò di uccidere tutti i bambini nati ad Auschwitz. Solo in rare eccezioni riuscirono a salvarsi. È per questo che possiamo affermare con certezza che la quasi totalità dei bambini che nacquero nel campo, perirono nel campo.
Vorrei riportare qui di seguito la testimonianza di un sopravvissuto ad Auschwitz,
RobertoRiccardi
, che nel suo
libro
"Sono stato un numero" racconta cosa fatta ai bambini nati da poco. La brutalità di queste parole non ci può lasciare indifferenti:
«Un giorno io e un altro prigioniero ci trovavamo vicini ai carretti per il trasporto dei bambini. Dovevamo farne salire a bordo alcuni, fino a completare un carico. Una SS si avvicinò, indicò con il dito un bimbo di un paio di mesi e disse al mio compagno di lanciarlo sul carretto. Per rendere l'ordine più chiaro, mimò il gesto con le braccia, disegnando un volo molto ampio.
Lanciarlo? chiese il mio compagno, sbigottito. Il tedesco insisté. Gli puntò contro il fucile, urlò, ea lui non rimase che eseguire. In un istante che durò un'eternità, la SS sollevò la sua arma, prese la mira e sparò al piccolo mentre era in aria, come fosse al poligono di tiro. Lo centrò in pieno. Un suo collega, che osservava la scena da vicino, imprecò. Meno male, pensai, c'è ancora qualcuno che ha nel cuore un po 'di umanità. Ma presto quello che aveva brontolato si calmò, si mise una mano in tasca e prese dei marchi. Accennò a un sorriso sforzato, strinse la mano all'altro e gli consegnò il denaro. Impiegai un po 'per capire.Su quel tiro avevano scommesso, ecco spiegata la delusione del perdente.
Lo vidi fare più volte. Ogni volta eravamo noi a dover portare i bambini ai loro carnefici. Noi a lanciarli in aria, sotto la minaccia delle armi, con le SS che si esercitavano a colpirli mentre erano in volo ».
Per non dimenticare MAI! "
Rosella Reali
Oggi vorrei ricordare il Porajmos, la parola romaní per descrivere lo sterminio delle commentati Rom, Sinti, Manouches a causa dello sterminio nazista. La scienza della razza - che non fu mai scienza ma solo triste ideologia ammantata da presunto metodo razionale - definiva le parole romanì “ariane” e allora perché furono rastrellati, deportati e massacrati? Perché massacrarono 500mila persone Rom, Sinti, Manouches, di cui 30mila nei campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau? Perché furono prima sterilizzati e poi fucilati? Perché furono deportati nei ghetti e lasciati morire di fame, in condizioni igieniche precarie, nella totale assenza di cure mediche?
Perché la loro attitudine nomade, la loro resistenza a lasciarsi irregimentare li rendeva pericolosi. Shoah e Porajmos: due parole per descrivere il medesimo orrore. L'olocausto dei popoli nomadi, il Porajmos, è il più dimenticato della storia

Roberto Saviano, 27 gennaio 2021